Castelli di Alcamo

Castelli di Sicilia

Castello dei Conti di Modica

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La nostra passeggiata ci porta alla scoperta del Castello dei Conti di Modica ad Alcamo, la cui etimologia potrebbe derivare da “alquam”, terra fangosa, o “Marzil Alqamah”, casale di Alqamah, nome di derivazione araba. Il famoso Rollo della Chiesa arcivescovile di Monreale, redatto in arabo, greco e latino, uno straordinario documento redatto nel 1182, che descrive minuziosamente l’immensa area della Sicilia occidentale, per quanto riguarda la vasta zona di Alcamo, accenna, stranamente, solo al monte Bonifato e non alla cittadina, patria del famoso poeta Cielo, che sorge ai suoi piedi. Piazza della Repubblica è il meraviglioso palcoscenico che ospita  questo magnifico maniero, la cui costruzione, così accertano i documenti storici, fu costruito intorno al 1350 dai fratelli Enrico e Federico Chiaramonte, successori del Peralta nella signoria di Alcamo, in pieno feudalesimo e in un periodo di grande ostilità tra i notabili isolani che si contendevano, aspramente, il controllo del frumento, essendo la Sicilia da sempre  il “granaio di Roma”. 

Alcamo, essendo lo scalo marittimo naturale per il commercio del grano, prodotto identificativo del territorio, in epoca normanna, entrò a far parte di un grande feudo di cui furono investite le famiglie dei Peralta, dei Chiaramonte, dei Ventimiglia e dei Cabrera, conti di Modica. Da qui nacque l’esigenza di costruire un castello, che assieme a quello di Salemi e Calatafimi, diventasse un triangolo di difesa contro le invasioni provenienti da Mazara. La città, noto fino al 1317 come “Il casale di Alcamo”, vide cambiare il suo volto con i Chiaramonte che, capendo la sua importanza strategica, decisero di edificare una temibile fortezza che fosse, anche, una fastosa residenza: esternamente bieca, ma internamente “nido” rassicurante. Nel 1400 impegnati nella sua difesa e salvaguardia c’erano, oltre al Castellano, dodici suoi fidatissimi uomini, che dovevano prestare un giuramento che li legasse indissolubilmente al loro Signore. Gli alcamesi che, in un primo momento, avevano gioito di quella protezione, piano piano cominciarono a vederla come limitazione della libertà personale. Dopo quasi cinque secoli, in cui  restarono sottomessi ai proprietari che vi si succedettero, nel 1392, capeggiati dall’arciprete Pietro De Laudes, insorsero contro Enrico Ventimiglia e, poi, nel 1402, contro Donna Violante De Prades, signora di Alcamo. Nel 1802, alla scomparsa di Maria Teresa de Sylva, ultima contessa di Modica, il Castello passò sotto la sovranità dei Borboni e, nel 1816, venduto all’incanto, per debiti, agli Stuart. Dal 1828, per una sentenza del Tribunale Civile di Trapani, proprietario è il Comune di Alcamo. 

Una curiosità riguarda le sue quattro torri, che presentavano nomi legati ai suoi scopi: la  prima, la “Maestra”, quadrata, in cui venivano rinchiusi i prigionieri per essere torturati; la seconda, circolare, in cui appariva lo stemma, forse appartenuto a Federico Il o ai Peralta; la terza, territorio di sentinelle o vigili e, infine, la quarta che ospitava comodi e lussuosi appartamenti per gli ospiti di riguardo. Tra questi ultimi  spicca il nome di  Carlo V che, reduce dalla vittoria a Tunisi, fu accolto in città il primo settembre 1535, dove si fermò fino al tre dello stesso mese, presso il Castello dei Conti di Modica, accolto dai signori dell’epoca, Don Luigi I Enriquez de Aragona e Donna Anna Il Caprera Moncada. Dopo i restauri del 1583, 1594, 1589, 1870, il castello è stato nuovamente restaurato nel decennio 2000-2010 e, oggi, è importante sede museale.

Visitandolo, immaginatevi di muovervi in questa dimora di charme e nel silenzio della notte sentire i lamenti dei prigionieri dovuti le torture subite, trascinare pesanti catene che ne impedissero la fuga, con luna piena illuminarne le finestre e la sua mole gettare ombre inquietanti sulla cittadina addormentata. 

Il Castello dei Conti di Modica, inoltre, si è dimostrato al passo coi tempi e con uno sguardo rivolto al futuro, è sede dell’Enoteca Regionale della Sicilia Occidentale, del Museo del Vino e delle Tradizioni, di una esposizione permanente dei Pupi Siciliani . Nella nostra Sicilia non sempre tutto resta uguale a se stesso, perché ci sono casi come questo in cui si cammina proiettati in avanti.

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Indirizzo: Piazza Della Repubblica, 6, 91011 Alcamo TP

Provincia:  Provincia di Trapani

TerritorioComune di Alcamo

Orari

venerdì09–13:15, 15–19
sabato09–12:15, 15–18:15
domenica09–12:15, 15–18:15
lunedì09–13:15, 15–19
martedì09–13:15, 15–19
mercoledì09–13:15, 15–19
giovedì09–13:15, 15–19


Castello di Calatubo

Il Castello di Calatubo, dal nome arabo Kalata et tub (terra di tufo), si fonda su un rilievo roccioso, da cui si domina il golfo di Castellammare da un lato, e l’entroterra fino al Monte Bonifato dall’altro. Impianto a tre recinti fortificati, i corpi di fabbrica, a pianta irregolare, seguono l’andamento del costone roccioso su cui si fondano. La costruzione si fa risalire al X – XI secolo, ma, difficile è stabilire con esattezza l’impianto originario, che alcuni farebbero risalire al periodo bizantino ed altri a quello arabo.

Di certo, venne concesso nel 1340 da Re Pietro II al Conte di Caltabellotta Raimondo Peralta.

Acquisito recentemente dal comune di Alcamo, dalla famiglia Papè di Valdina.



Torre Castello di Ventimiglia

Sul monte Bonifato, svetta, isolata e leggendaria, l’ultima torre del Castello dei Ventimiglia. La notizia più antica risale al 1182 e riguarda la descrizione dei limiti della “divisa di Bonifato, che comprendeva 600 salme di seminativi” mettendo in evidenza come il territorio circostante fosse tutto coltivato a cereali. La prima notizia del castello si ha, nel 1337 quando Pietro II lo concedeva al Peralta, ma già prima, nel 1332 Federico III concedeva un privilegio agli abitanti di Bonifato, e solamente nel 1397 Enrico Ventimiglia, figlio di Guarniero, dichiarava di aver costruito il Castello di Bonifato. Il castello, quindi, risale al XIV secolo ed è errata la denominazione di torre saracena che si dava fino a poco tempo fa.

Del castello, se si esclude la torre, oggi rimangono solamente dei ruderi. Solamente un innesto murario ancora visibile, sul lato Nord-Est della torre, indica l’andamento settentrionale della cortina muraria difensiva del fortilizio.

Lo schema planimetrico del castello è assimilabile al triangolo o, ancora meglio, ad un trapezio rettangolare, dove tre lati collegati ad angolo retto si uniscono al quarto molto inclinato.
La torre, esistente, era posta sull’estremità Nord-Ovest dell’impianto difensivo. Da lì si sviluppavano i due lati perpendicolari che si affacciavano sul fronte Nord ed Ovest, dove una leggera pendenza accoglieva l’abitato medievale, ancora visibile con rilevanti cumuli di pietra. Il lato Sud, quello più inaccessibile per via di uno strapiombo roccioso, era collegato al muro inclinato ad Est.

Il castello, se paragonato ad altri dello stesso periodo, era stato costruito con dimensioni abbastanza ridotte, probabilmente fu pensato per resistere a brevi assedi militari o per segnalare rapidamente, con segnali di fumo, possibili incursioni nemiche provenienti dal mare.

L’ubicazione della torre rimasta, pensata come mastio del presidio militare, domina l’intero Golfo di Castellammare e parte dell’entroterra meridionale.